Asessualità

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Parlare di omosessualità o di sessualità "non convenzionale" è oramai cosa scontata. Ma prova tu a parlare di Asessualità.
Eppure di asessuali sembrano essercene tanti, circa il 2% della popolazione umana e animale, almeno secondo il sito web che li rappresenta e che ti dice: "Fai un test e scopri se sei un asessuale, l'ultimo orientamento!"

Messa così sembra che la sessualità sia un vestito intercambiabile a seconda delle mode. Forse lo è, visto che c'è sempre più gente che sostiene di avere avuto "periodi" gay e "periodi" etero. Perché non asessuale allora: molte persone potrebbero, scavando nella memoria, scoprire di avere avuto questo orientamento almeno per un certo periodo della loro vita.
L'asessualià è descritta come un'assenza di attrazione erotica verso le altre persone: non che l'asessuale sia privo di momenti di desiderio, ma questi non hanno come oggetto cose o persone, sono astratti e perlopiù soddisfatti in solitaria, compromettendo la vita sentimentale e in buona parte anche sociale dell'asessuale.
L'asessualità all'estero è presa sul serio e senza ironia: il 7 Luglio scorso c'è stato l'Asexual Pride a Londra. Sembra che gli asessuali stiano seguendo le orme delle azioni politiche intraprese dagli omosessuali per ottenere un riconoscimento sociale, e che stiano incontrando le stesse difficoltà.
Parlando di asessualità a persone eterosessuali e omosessuali ho ottenuto identiche reazioni: "Tutta gente che ha dei problemi: tu che sei psicologa dovresti saperlo bene".
Mi verrebbe un po' da sorridere, ma fino ad un certo punto: superare l'omofobia e rimanere "diversofobi" non è un grande passo avanti. Chissà se una bella ragazza che si dichiara asessuale subirebbe discriminazioni sul posto di lavoro, come accade a chi si dichiara omosessuale. E se in futuro ci saranno intere compagnie produttive composte da persone con un orientamento sessuale specifico, come accadde per la Taylor&Nelson, i cui dirigenti erano esclusivamente maschi omosessuali dichiarati.
Molti sostengono che il sesso abbia a che fare con un istinto e se questo istinto non c'è, è un fatto patologico: uno può preferire mangiare pasta oppure riso, ma se non vuole mangiare, è malato.
In realtà non è proprio così: passiamo tutta la vita a mangiare, ma passiamo anche molta parte della nostra vita senza sesso, l'infanzia e la vecchiaia quantomeno, e questo non compromette la nostra salute, né, a quanto dicono le statistiche, la nostra felicità.
La cosa più anormale, di cui nessuno sembra accorgersi, è che oramai passiamo un sacco di tempo a pensare al sesso e al cibo senza toccarli. Sarebbe più sano fare e mangiare il necessario e poi passare ad altro. Invece sempre più gente "legge e guarda" di cibo e di sesso in continuazione, aumentando in modo innaturale il desiderio di consumo e la conseguente frustrazione.
Stando così le cose, "l'anoressia" in uno di questi ambiti potrebbe anche assumere la valenza di una ribellione culturale legittima, forse persino avanguardista.

P.S. il correttore di testo di questa piattaforma riconosce la parola omosessualità e sessualità e persino il termine sadomasochismo, ma mi segnala come errore la parola "asessualità".

Loredana de Michelis

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