Lo spostamento del piano di discussione: una tecnica difensiva molto diffusa.


Tutti lo applicano prima o poi in alcuni aspetti della propria vita: è un modo per evitare la presa di responsabilità e la presa di coscienza. Ha lo scopo di difendere sé stessi dai sensi di colpa o dal giudizio altrui, sempre percepito come condanna.

Il problema vero nasce quando lo spostamento del piano di discussione diventa l'unica modalità di reazione a richieste, critiche, osservazioni, avvisi o addirittura semplici stimoli derivanti da chi ci sta intorno. È anche la principale causa di discussioni frustranti tra partner, poiché impedisce di fatto un dialogo reale e costruttivo.
Consiste nello spostare lievemente ma costantemente e in modo circolare l'argomento di discussione, rifiutandosi di cogliere il concetto nel suo intero, costringendo l'interlocutore a giustificare ogni affermazione e avvalendosi quando possibile di frasi fatte e provocazioni, fino a tornare all'affermazione iniziale.
Qui un esempio, ovviamente generico, semplificato e perfettibile, di conversazione tra due persone, una delle quali applica lo spostamento del piano di discussione.

- Non dovresti buttare la gomma da masticare per terra. -
- Perché?-
- È brutto. -
- Cosa è brutto? -
- È brutto che butti la gomma per terra, non si fa: è maleducato e sporco. -
- Cosa avrò mai fatto di tanto grave: ho solo buttato una gomma! -
- Non hai fatto niente di grave, ma puoi evitare: che ti costa metterla in un cestino? -
- Ma perché devo per forza buttarla in un cestino! -
- Perché sennò resta appiccicata per terra e fa schifo: chi pulisce deve grattarla e rimane comunque la macchia: guarda quante ce ne sono già. -
- Mica le ho buttate io. Perché dovrei sentirmi responsabile di questo? -
- Perché lo fai anche tu. -
- E allora? Lo fanno anche gli altri. E quelli che buttano i sacchi di spazzatura per strada? A quelli non dice niente nessuno: io sono un criminale perché ho buttato una gomma e quelli sono a posto -
- Non sei un criminale, semplicemente puoi farne a meno: se invece tutti si comportano incivilmente,  chi butta i sacchi di spazzatura per strada si sente giustificato. -
- Io non ho mai buttato un sacco di spazzatura per strada. Adesso è colpa mia se c'è la spazzatura per strada! -
- Non ho detto questo. Puoi evitare di buttare la gomma per strada per favore? Ci sono i cestini, molta gente li usa. -
- A me non interessa cosa fa molta gente: io sono per la libertà. Ognuno fa quello che vuole. -
- Quindi a te non da fastidio se gli altri buttano rifiuti per strada? -
- Se buttano rifiuti certo, ma io ho solo buttato una gomma.
- Il principio è lo stesso. E poi la libertà non è quella di procurare danno agli altri. -
- Eh, va beh, e non ci sono più le quattro stagioni. Ma senti tu che predica mi devo subire solo per avere buttato una gomma: adesso sono anche un danno per la società e ho tirato la bomba atomica. Ce l'hai con me per qualcosa? -
- Veramente sei tu che stai facendo un polverone per nulla: ti ho solo chiesto di buttare la gomma nel cestino invece che per terra: è una richiesta accettabile, direi. -
- No, tu mi stai accusando dell'inquinamento mondiale e stai andando avanti da tre ore: ho solo buttato una gomma.

In questa conversazione si notano altri aspetti: in apparenza chi ha gettato la gomma sembra non riuscire a comprendere un aspetto di gravità intermedio del suo comportamento: oscilla tra la banalizzazione totale del suo gesto e la sua drammatizzazione. Sebbene sembri capace di riconoscere e condannare i comportamenti socialmente scorretti, pare non essere in grado di farlo quando si tratta dei suoi. Il giudizio su ciò che è giusto o sbagliato è molto labile e prontamente contraddetto, se serve a deresponsabilizzare le proprie azioni.
L'altro elemento che viene utilizzato è la proiezione, nella misura in cui si sposta sull'altro anche la responsabilità della lunghezza e dell'inutilità della discussione, di fatto invece prolungata appositamente per attuare lo spostamento. Fuori luogo le frasi di principio sulla libertà e sui diritti, che segnalano ulteriormente l'incapacità a comprendere i valori nella loro giusta dimensione. L'interlocutore cade nel tranello, giustificando continuamente le sue affermazioni, che vengono manipolate e rese persecutorie, fino a essere indotto a sua volta ad esprimersi per frasi fatte, che sono prontamente utilizzate come arma per abbassare la sua credibilità.
Pronto nel cogliere le minime discrepanze di ragionamento e a ribattere, chi applica lo spostamento del piano di discussione usa l'intelligenza e la capacità di osservazione esclusivamente come strumenti "contro" l'altro e non a servizio del dialogo. Si può ipotizzare che alla base di questo comportamento ci sia una forte insicurezza che induce a difendersi sempre e comunque al di là della reale portata dell'osservazione. Oltre all'insicurezza e all'immaturità, però, si può anche ipotizzare un "apprendimento" sociale per imitazione di tale comportamento, sempre più diffuso culturalmente e poco contrastato.
La capacità di giudizio estremamente labile si accompagna a un disagio di fondo che permane e che viene risolto solo parzialmente accusando l'altro. Le relazioni interpersonali sono sovente compromesse e limitate in ogni caso, soprattutto se prevale l'aspetto paranoide, per il quale ogni commento o osservazione che non siano di chiara approvazione, sono percepiti come un'accusa.





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