Volendo essere duri con i medici


disegno-anatomico-testa-umana
Sono lì tranquilla che chiacchiero in treno con degli amici: parliamo sottovoce di Metodo Bates e ci scambiamo le idee più bizzarre sul perché e il percome della miopia, in uno di quei rari  e piacevoli momenti di libera associazione, durante i quali un gruppo di persone lascia correre la fantasia e la creatività, ragionando sulle informazioni che ha a disposizione.
La mia amica, optometrista comportamentale, sta dicendo di avere notato che la capacità visiva di molti miopi varia in base al fatto che l’atto visivo sia accompagnato da impegno cognitivo oppure da un’attività diversa, per esempio ludica. Si tratta di un fatto anche discusso a livello scientifico, ma spesso volutamente ignorato: all'optometria comportamentale il compito di interrogarsi su come, in questi casi, debba essere decisa la prescrizione degli occhiali.
Poiché siamo su un Frecciafeccia, e non c’è molta privacy, noto una certa curiosità nei vicini di posto, che portano quasi tutti gli occhiali.
Noi proseguiamo imperterriti e passiamo a lamentarci di un caso classico: la persona che, dopo un intervento laser per correggere un difetto visivo, si ritrova con problemi visivi nuovi e poco classificabili, per i quali l'occhiale serve a poco. 

Nel vagone cala un silenzio sinistro.
Quando affermo che, secondo me, prima di intervenire con metodi definitivi ed invasivi su una miopia, bisognerebbe studiare meglio il singolo caso ed analizzarne le componenti funzionali, ecco che la mia vicina di posto esplode come una bottiglia di birra nel congelatore:
“Scusate, ma adesso basta” esordisce “Cosa diavolo state dicendo?” e aggiunge, pericolosa: “IO sono un medico”.
A questo punto mi vengono in mente un sacco di risposte: “Piacere, io sono ragioniere: c’è qualche idraulico in carrozza?” Oppure: “Non se ne dispiaccia troppo, in fondo anche il medico ha la sua dignità, persino quando interrompe conversazioni private”. Oppure: “E allora?”
Ma la signora non me ne dà il tempo, attacca a strillare che la miopia non ha niente di psicologico: come sostiene la medicina, in modo chiarissimo, si tratta di una deformazione ereditaria, e suo figlio, guarda caso, ha appena fatto il laser e ora ci vede benissimo.
Intuisco una certa angoscia di mamma: forse i nostri discorsi hanno fatto emergere degli scrupoli sconosciuti. Inoltre è evidente che in quanto non-medici, non abbiamo l’autorità di parlare, neanche in chiacchierata tra noi.
Commetto subito un errore, cercando di spiegare a questa signora che non io, ma i medici suoi colleghi, la scienza vera insomma, avrebbero oramai stabilito da qualche tempo che "funzionale" è un termine medico che non ha niente a che vedere con "psico-patologico", che la miopia può avere una componente funzionale, e infine che l’ereditarietà della miopia è stata messa molto in dubbio da una ricerca fatta da un noto oculista, nonché professore universitario, e quindi presumo anche medico, che l’ha pubblicata nel 1998 su i più rigorosi giornali scientifici.
La signora liquida tutto con un: “Bah, se ne dicono tante” subito dimenticando l’attendibilità della ricerca medica appena vantata.
In quanto medico, comunque, mi dà subito una lezione di psicologia. Essendo appunto la miopia una deformazione ereditata, ecco dimostrato che in ciò non c’è nulla di psicologico, ma solo pura fisiologia: figurarsi se uno la miopia se la fa venire apposta. Lei sì che, in quanto pediatra, una volta ha visto un vero caso psicologico legato alla vista: c’era una bambina che diceva di non vedere bene, fingeva discretamente, ma gli esami hanno dimostrato inequivocabilmente che ci vedeva benissimo, quindi mentiva, quindi era tutto psicologico.
Io tento un'obiezione in quanto psicologa laureata e abilitata all'esercizio della mia professione, e provo a farle capire che "psicologico" non significa neppure "inventato", ma a quel punto la pediatra sbuffa e mi annuncia che non essendo io medico non sono all'altezza della discussione, neppure quella psicologica.
Mi sono messa a fare l’uncinetto, sperando che non saltasse fuori che era anche parrucchiera e quindi sapeva come si lavora a maglia.
Siccome però mi capita spesso di avere a che fare con gente che non tiene il punto, e sostiene un’opinione personale come se fosse scientifica, e se gli dici che la scienza ha un’altra opinione, al diavolo la scienza, fermo restando la scientificità dell’opinione di chi la sostiene, e continuo a notare quanta ignoranza ci sia persino sulla terminologia psicologica, anche e soprattutto da parte di medici, ho deciso di stilare un piccolo prontuario suddiviso in sezioni, per contrastare il fenomeno della Fantascienziologia Psicologica oramai dilagante, dalla quale vorrei tanto soprattutto i pediatri, fossero il più possibile esenti. Il medico ha un ruolo importante: decide spesso del destino sanitario di una persona poiché è a lui che arriva il paziente in prima battuta. Almeno sapere di cosa si occupa la psicologia e di cosa dovrebbe occuparsi la medicina, al di là delle opinioni personali, mi pare importante.

ESSERE MEDICI
Si diventa tali dopo avere frequentato un'università e sostenuto un certo numero di esami. Poi si passa al tirocinio pratico.
Questo capita anche per molte altre discipline: per esempio Psicologia. O Agraria.
Per passare un esame occorre sapere leggere, e imparare quello che c’è scritto su un libro, eventualmente anche a memoria. Diciamolo una volta per tutte: prendere una laurea significa sicuramente possedere una certa memoria e volontà di applicazione, ma non richiede sempre e necessariamente una cultura di base eccelsa o un quoziente intellettivo superiore alla media. Questo vale per tutti.
I libri della facoltà di Medicina italiana non sono scritti in aramaico: chiunque abbia fatto un buon liceo e abbia nozioni di fisiologia, può leggerli capendone una buona percentuale. O qualche vecchio medico vuole che metta in linea i testi delle “Cliniche”, così facciamo sapere a tutti che erano dei libretti divulgativi?
Il medico, finché è studente, a volte si fa aiutare negli studi da amici e fidanzati non appartenenti alla casta: questi comportamenti pericolosissimi mettono la plebe a conoscenza di alcuni fatti compromettenti, come:
a) I concetti espressi in un testo di anatomia o di fisiologia sono molto più facili da capire dei concetti espressi in un libro di psicologia, di filosofia o di matematica.
b) I testi di medicina sono in gran parte nozionistici e la maggior parte delle nozioni vengono dimenticate subito dopo l’esame.
c) Un medico che non si è specializzato in oculistica, per esempio, è considerato dagli oculisti totalmente ignorante ed inattendibile su quella materia. E questo vale anche per le altre specializzazioni.
d) Ciò che uno impara su un testo di medicina può risultare datato dopo qualche anno. Questo capita anche per altre facoltà.
e) Medici diversi, specializzati in settori diversi possono sostenere teorie opposte sullo stesso argomento medico. Spesso una malattia risulta trasversale alle varie discipline e non c'è un solo referente. Spesso questi referenti non sono d'accordo sulla terapia da impiegare.

LA SCIENZA
La scienza conosciuta come tale, si basa fu fatti e ricerche, non su opinioni, e nemmeno su libri stampati 40 anni fa.
Le ricerche possono essere contraddittorie e una ricerca che prova una cosa, può valere quanto una successiva che prova il contrario.
La scienza è ricerca, sbagli, conquiste, progresso. Non è l’infusa conoscenza.
Gli strumenti che sono usati in medicina sono macchine sofisticate ma non magiche. Hanno i limiti della scienza che le ha costruite.
Soprattutto: se si afferma la scientificità di una fonte, non vale negare tale scientificità non appena la fonte non è d’accordo con le proprie opinioni personali. Questo non è scientifico.

PSICOLOGIA
- Il medico che vuole disquisire di psicologia dovrebbe leggerne almeno un testo e comprenderlo in misura non inferiore al 40%.
I testi di psicologia sono fatti con delle letterine stampate, la cui attendibilità si presuppone pari a quella delle letterine stampate sui testi di medicina.
Lo psicologo ha dato esami, una tesi, e lavora facendo esperienza, proprio come un medico, così come fanno tutti gli altri laureati, per esempio gli avvocati, che però non mi hanno mai disturbato con le loro fanta-nozioni psicologiche.
Ci sono psicologi ignoranti e confusi. Ci sono anche ingegneri ignoranti e confusi. Ci sono medici che prescrivono omeopatia per infezioni batteriche gravi e che credono nelle scie chimiche. Spesso si tratta di medici ignoranti e confusi. Quindi?

- Dicesi psicosomatico ciò che pone in relazione un disturbo fisico con uno stato e/o evento emotivo, stabilendo tra i due un legame di tipo simbolico-rappresentativo
È difficile, lo so. È più facile capire il mitocondrio: c’è il disegno.
NON dicesi psicosomatico o psicologico il sintomo di una malattia solo perché questo non vi è noto, non lo riconoscete o perché la solita cura che propinate in casi che vi paiono grossomodo simili questa volta non ha funzionato.
La psicosomatica è una branca della psicologia, non la migliore amica del medico per incolpare un paziente che non ha il buongusto di guarire.

- Psicologico o psicosomatico non vuole dire inventato o che il paziente vi sta mentendo. Ai medici raffinati, che a questo punto staranno pensando: “Certo, in questo caso si parla di isteria”, rivelerò una novità degli anni ’70: l’Isteria, così come la intendeva Freud, è considerata pressoché scomparsa, essendosi evoluta con altri sintomi, diversi dalla simulazione (che comunque non sarebbe volontaria ma inconscia: quindi inutile accusare il paziente).

- Psicologico non significa privo di sintomi fisici riscontrabili.
Facciamo un facile esempio per medici: prima di un esame universitario o della tesi, voi o vostri conoscenti, per via della paura, avete avuto attacchi di diarrea o di vomito: questo è il classico esempio di manifestazione somatica di un evento emotivo (la paura). In questo caso, un’emozione (mentale, impalpabile e variabile) ha provocato un evento fisiologico molto palpabile e documentabile e soprattutto soggettivo.
Nel caso a questo punto vi venisse da proclamare che l’apparato digestivo, per sua specifica innervazione s.n.s s.n.p s.n.c o s.s. è l’unico che può manifestare somaticamente, vi ricordo la cefalea miotensiva o il bruxismo: sono muscoli striati.
Ricordo inoltre che escludere un’ipotesi a priori su nessuna base conoscitiva NON È scientifico e quindi non è medico… se non sbaglio.

- Se il medico sospetta che un disturbo sia prevalentemente psicologico, sarebbe un buon medico se mandasse il paziente dallo psicologo, o se si fida di più, dallo psichiatra, così come in caso di carie lo invia al dentista.
Un buon medico, se non è specializzato, non dovrebbe prescrivere psicofarmaci in assenza di una diagnosi. Io ai miei pazienti non prescrivo antibiotici e non faccio diagnosi di appendicite. In fatto di vista, rieduco, partendo dalla diagnosi fornita dal medico. La rieducazione è esclusivamente di tipo percettivo- funzionale.
Percezione: anche qui non c’è il disegno, spiacente. Manca anche lo schema che spiega il termine "Cognitivo" e la simulazione in 3D che illustra la "Componente Funzionale": chi volesse capire il significato di questi termini sarà costretto ad afferrare il concetto senza che gli sia stato fornito un protocollo che gli spieghi cosa fare, purtroppo.

- Un noto primario di un noto ospedale, in un'intervista su "Il Venerdì di repubblica" ha affermato: “L’intervento sulla miopia con il laser (prk o lasik)  ha una percentuale altissima di successo tecnico. La sua riuscita però dipende molto dalle condizioni di salute del paziente, dalle abitudini e anche dallo stato psicologico”.
Ritengo che sia abbastanza scientifico domandare a questo dottore in base a quale ragionamento scientifico questa operazione avrebbe una riuscita altissima, viste le variabili estremamente comuni che rischiano di comprometterne la riuscita, appunto.
Non capisco inoltre su quale base scientifica un medico consideri ovvio che per motivi psicologici la miopia possa tornare dopo un intervento, visto che la considera una deformazione da asportare: lo stato psicologico di un paziente non gli ha mai fatto ricrescere le tonsille.
Lo stato psicologico di un paziente non può giustificare la non riuscita di un intervento nella misura in cui lo stato psicologico non si sa cos’è e lo si considera inesistente prima dell’intervento. Signori: o la psicologia c’è, o non c’è. Non può esserci solo quando fa comodo a voi. Questo non è scientifico.
Soprattutto: lo stato psicologico di un paziente non è un giro forbito di parole per dire che se il paziente non è guarito la responsabilità è solo sua e la cura era comunque quella giusta.

- Ma non voglio buttarla tutta in negativo, c'è da dire che molti medici collaborano attivamente con gli psicologi: ad alcuni di loro voglio comunque rivelare che lo psicologo NON è quel tizio dalle capacità extrasensoriali a cui inviare il figlio della vostra amica per scoprire a sua insaputa se si fa le canne.

Loredana de Michelis
Psicologa clinica, Psicoterapeuta.
Come tutti gli psicologi e psicoterapeuti laureati dopo il 1988: 2 Albi professionali, 2 esami di stato, 2 abilitazioni.
5 anni di università, un anno di tirocinio in ospedale psichiatrico, 4 anni di scuola di specializzazione post lauream riconosciuta dallo stato.
Un sacco di tasse, per giunta.
Ho chiuso la mia attività nel 2014.

libro-metodo-bates
La cura della vista imperfetta senza occhiali
libro-educazione-visiva-preferisco-vederci-chiaro
Preferisco vederci chiaro

7 commenti:

  1. tema interessante e scritto bene. Mi piace. Non sono un medico, ma una giornalista scientifica. Meriterebbe una divulgazione più ampia, sulla carta stampata (espresso etc.)

    RispondiElimina
  2. Grazie, lo utilizzi se vuole, basta che me lo faccia sapere (così me lo leggo!) saluti, ecco la mia mail: loridemi@gmail.com

    RispondiElimina
  3. Ciao Loredana, come ti dicevo mi interessa molto approfondire l'aspetto psicologico delle varie patologie dell'occhio. Se hai qualche spunto interessante mi piacerebbe approfondire. Grazie mille.

    RispondiElimina
  4. Ciao, all'accademia di belle arti ho studiato con grande interesse e passione teoria della percezione e psicologia della forma, psicologia dell'arte e psicologia della comunicazione.
    Grazie a questi studi magnifici, sono riuscita a capire molto meglio la rieducazione visiva Bates e PVS. Tutto mi si è illuminato.... per fortuna che esistono certi corsi ^_^

    Le potenzialità immense della psiche sono tutt'oggi sconosciute o solo intuite dalla scienza ufficiale...purtroppo.

    Cmq complimenti x l'articolo. E' sempre difficile comunicare con chi ha la mente chiusa, in certi casi io preferisco lasciar perdere perchè se le orecchie sono chiuse o aperte solo alle proprie parole e non a quelle altrui, non si recepisce nulla.

    RispondiElimina
  5. troppo lungo da leggere ... comunque mia mamma e mio papà sono miopi, mio marito ed io siamo miopi, mio figlio, alla stessa età in cui abbiamo messo gli occhiali mio marito ed io, li ha messi anche lui
    Come diamine si fa a dire che la miopia non è ereditaria? E come si fa a negare l'evidenza che il laser risolva il problema? Io senza occhiali non potrei vivere e mai utilizzerei quegli strani congegni scuri e bucati che sono oggettivamente antiestetici e probabilmente più fastidiosi di un tradizionale occhiale. Non sono una che difende a tutti i costi la medicina tradizionale. Non sono neanche medico ma ingegnere. Trovo che i medici molto spesso pecchino in presunzione e a volte ho l'impressione che vadano a tentoni in base a casistiche più o meno certe di malattie note. Ma non apprezzo affatto questo voler sempre ricondurre tutto ad un problema psicologico! Faccio uso di agopuntura in alternativa a rimedi tradizionali quando mi rendo conto che alcuni disturbi sono più di natura ansiosa che reale. Ma non è tutto e sempre legato alle emozioni, diamine! La miopia è un difetto della vista. Punto. E si risolve con l'uso di lenti non andando dallo psicologo o dal santone!

    RispondiElimina
  6. Caro "Anonimo", anche io sono cresciuta con la tua stessa mentalità e nozioni. Sono arrivaa ad una miopia di -11, rischiavo il distacco di retina, ma grazie a Bates e Power Vision System sono riuscita a ridurre a metà la miopia e a vivere finalmente senza la paura di perdere la vista.

    La tua aggressività è tipica di chi ha paura di scoprire che tutto quello che sa è invece sbagliatgo e non può tollerare che esistano altre verità...non preoccuparti è tutto normalissimo :)

    E' vero che la miopia non è tutta psicologica, ci sono molti fattori anche fisici, ma cmq è tutto un insieme di elementi che sono in pochi a consocere x adesso...ma in futuro la miopia potrà essere debellata con semplici norme di igiene visiva.

    Lo scorretto uso degli occhi e degli occhiali porta a peggiorare + in fretta di quello che si creda, l'ho vissuto sulla mia pelle.

    La rieducazione RIABILITA l'organo della vista che è fatto da GROSSI muscoli, oltre che dal solo bulbo oculare che senza movimento dato dai muscoli sarebbe una inutile sfera: se la retina non viene continuamente caricata dalla luce col movimento, i fotorecettori si scaricano e si vedrebbe come un cieco.

    Se si riabilita l'organo della vista, il che significa tutto l'apaprato visivo fisico e percettivo, la miopia può migliorare senza interventi aggressivi come è invece il laser, il quale mantiene l'occhio miope internamente, e non garantisce che la miopia non peggiori ancora. Anzi moltissimi laserati tornano a perdere vista e sono costretti a rimettere gli occhiali perchè non li si avverte di come evitare uilteriori peggioramenti.

    Non si tratta di fantascienza o shamaneria, ma di vera scienza.
    Iniziano ad esserci oculisti ed optometristi che praticano anche il visual training. Si inizia a parlare di norme di igiene visiva per prevenire la miopia.
    La miopia inizia ad essere vista x quello che è e finalmente si comincia a prevenire e curare in modo naturale.

    Ps: i mei genitori sono miopi (hanno sempre lavorato molto alla macchina da scrivere e poi al PC), ma i miei nonni e bis-nonni assolutamente no, loro hanno lavorato in all'aperto.

    RispondiElimina
  7. Lo sbaglio più grosso è quello di confondere il termine "psicologico" con "ansioso". La psicologia, come la fisiologia, non studia solo la patologia. Quella è la psicopatologia. La psicologia si occupa per esempio dei processi di apprendimento e memoria: anche quelli sono psicologici e per nulla patologici. Per dirla tutta, ma senza speranza di essere compresa, la psicologia si occupa anche di "percezione" e di errori della. Se dico neuroscienze si fa tutto più credibile? Vabbè ci scriverò un articolo sopra. Ma almeno leggerlo fino in fondo: anonimo ti sei lasciato sfuggire il più bello, la parte dove ti do ragione...

    RispondiElimina