Quando vuoi comprendere qualcosa, chiedi sempre a chi la sta
facendo e a chi la guarda senza poterla fare. Così saprai riassumere.
Per questo della morte non si capisce nulla: chi la sta
facendo non riesce a parlarne, e pure tace chi la guarda accadere.
Ma della perversione è facile: chiedi ad un barista.
Lui, stancamente, ti mostrerà chi la fa.
Chi ce l’ha? Nessuno: qualcuno possiede forse la morte?
Il barista assiste agli eventi da cui dipende la sua
sopravvivenza. Ne trae un certo gusto, che è particolare e niente ha a che
vedere con chi pensa di essere protagonista dell’evento stesso.
Un barbone passa e chiede un goccio di cocacola in una tazza
di caffè.
Il barista lo vede entrare e accende un pensiero stanco, ma obbligatorio: lo mando via questa volta o domani? Il barbone lo sa, e tenta la fortuna, ma nulla in realtà potrà cambiargliela: qualunque cosa succeda dopo viene un altro bar e un altro ancora e un altro ancora. Cosa sta nel mezzo non ha importanza.
Il barista lo vede entrare e accende un pensiero stanco, ma obbligatorio: lo mando via questa volta o domani? Il barbone lo sa, e tenta la fortuna, ma nulla in realtà potrà cambiargliela: qualunque cosa succeda dopo viene un altro bar e un altro ancora e un altro ancora. Cosa sta nel mezzo non ha importanza.
Un cliente entra e vuole parlare di sé stesso: è la sua
mezzora di introspezione esibita e ha deciso che la farà lì, sotto quelle luci
che sono meglio di quelle fredde di casa sua. Il barista finge un ascolto
disinteressato, ma poi ascolta davvero, giusto quel poco che serve per rifornire
il prossimo cliente che vuole spettegolare, e per sentenziare egli stesso con
chi fingerà di ascoltare lui, una volta ogni tanto. Perché il barista, se non fosse
stato barista, sarebbe stato l’avventore.
Entra una donna stanca che pensa di essere interessante e
parla al barista come se fosse un maggiordomo. Entra un uomo vuoto che cerca
qualcosa che lo distragga e si rivolge a lui come se fosse faccendiere.
Entra una vecchia conoscenza e non ti riconosce, sta
parlando e vivendo in un’altra dimensione. Tu guardi i suoi capelli e pensi che
non ne ha persi poi così tanti in 20 anni.
Vedi tanti cedere a un momento di pausa e di puerilità
dietro la spinta dell’alcool e del calore di un posto chiuso in inverno. Li
vedi compiacersi e vergognarsi al tempo stesso.
La perversione la trovi nel caffè, cattivo, tossico. Così almeno
ti sembrava all'inizio. Ma poi hai capito che andava inteso diversamente, come
il gorgonzola: cattivo in assoluto, perfetto quando ne capisci l’essenza di
accoppiamento con altri elementi, ed eviti di giudicarne l’odore su memorie
precedenti.
La perversione è la pignoleria ossessiva che perfora la semplice lussuria.
La perversione è la pignoleria ossessiva che perfora la semplice lussuria.
La perversione è un momento di assenza di memoria in cui non
paragoni niente di ciò che hai con quello che hai conosciuto prima, altrimenti
dovresti piangere.
Loredana de Michelis
Loredana de Michelis
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